ROMA
Sei mesi viene considerato dagli architetti «un tempo ragionevole» per definire l'attuazione della riforma, mettendo a punto tutti i tasselli, soprattutto quelli di maggiore portata innovativa: formazione, tirocinio, assicurazione obbligatoria. Preparandosi anche a qualche contraccolpo. Infatti, uno dei primi effetti della riforma per gli architetti sarà quello di un calo delle iscrizioni all'Albo. «Probabilmente - stimano al Consiglio nazionale di categoria - un buon numero di architetti smetterà di iscriversi all'Ordine e di firmare progetti». Il dimagrimento interesserà i cosiddetti professionisti a tempo parziale, che cioè svolgono la professione in modo saltuario, come i docenti, i dipendenti e le madri di famiglia. «Nel momendo in cui devono organizzarsi come prevede la riforma, probabilmente passaranno la mano», prevedono al Consiglio nazionale.
Questa sorta di selezione del mercato sarà l'effetto soprattutto della formazione continua obbligatoria - una novità per gli architetti - che comporterà, oltre a dei costi da mettere in preventivo, anche un certo numero di ore da dedicare all'"updating".
La formazione sarà misurata con il collaudato sistema dei Cfp, i crediti formativi professionali. Ogni tre anni il professionista dovrà raggiungere un certo numero minimo (ancora da decidere).
Il sistema del controllo dei crediti dei professionisti - questa è una delle novità a valle della riforma - avverrà con un sistema informatico che supererà le barriere di ciascun ordine provinciale e farà affluire tutti i dati al Consiglio nazionale.
Nell'imminenza della scadenza, i professionisti più pigri saranno sollecitati a maturare i crediti mancanti; e se non lo fanno rischiano il "delisting" dall'Albo. Il punteggio dei crediti formativi, assieme alle eventuali note disciplinari, sarà visibile e consultabile da chiunque, anche all'estero.
Il costo della formazione? È ancora presto per dirlo. Ma gli architetti rispondono con un dato che considerano un punto di partenza: 35mila euro, che è il fatturato medio dei professionisti (il reddito medio è più basso). Peraltro, fanno notare al Consiglio nazionale, negli ultimi vent'anni gli architetti sono raddoppiati mentre il mercato si è dimezzato. In questa prospettiva l'onere - anche economico della formazione - non deve contribuire all'espulsione dal mercato dei giovani, i soggetti più deboli della categoria.
L'altra novità della riforma è il tirocinio, cioè la formazione all'inizio della vita professionale. Il Consiglio nazionale sta ragionando su due numeri: 12 mesi di durata e 500 euro di "equo compenso", considerando soprattutto che un giovane architetto al primo impiego può guadagnare tra 750 e 1.500 euro.
In tempi di crisi, lo sfruttamento è sempre in agguato e il nuovo sistema del tirocinio può rappresentare una nuova tentazione. «Il rischio c'è - ammettono al Consiglio nazionale - e gli ordini devono vigilare». Di fronte all'alternativa di prendere un giovane architetto a mille euro oppure due tirocinanti a 500 euro, è possibile che molti piccoli o piccolissimi studi possano infatti cedere alla tentazione di utilizzare a man bassa giovani inesperti che ancora devono affrontare l'esame di stato.
Sull'assicurazione obbligatoria gli archietti si sono già mossi, lanciando una gara a inviti presso le principali compagnie (si veda l'intervista). Va ricordato che anche l'Inarcassa (la cassa previdenziale comune anche gli ingegneri) già prevede una convenzione quadro.
Sui provvedimenti disciplinari gli architetti non contestano le novità della riforma, che si applica agli ordini provinciali. Tuttavia temono con preoccupazione il tentativo, alla prima occasione, una modifica a livello di Consiglio nazionale, con il cambio di ruolo, da consiglieri a giudici, di 3 componenti su 15. Se questo avverrà, i professionsiti daranno battaglia.
Manca qualcosa nella riforma? Secondo gli architetti, è mancato il riconoscimento delle reti interprofessionali, con le agevolazioni fiscali già riconosciute alle Pmi. Uno strumento prezioso, soprattutto per l'affermazione all'estero di una categoria molto parcellizzata in studi poco più che unipersonali.
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I NUMERI CHE SPIEGANO L'ORDINE
148.750
Gli iscritti
Quasi 150mila gli architetti iscritti all'Albo, con una robusta componente di donne (40%) e di under 40 (40%). Si tratta della quinta categoria professionale per numero di iscritti che negli ultimi 22 anni è raddoppiato
21.900 euro
Reddito medio
La cifra è quella che emerge dal Cresme nel rapporto 2011. L'importo medio di 21.900 euro risulta in flessione del 6,6% rispetto al 2010. Disaggregando il dato, il 76,2% degli architetti ha un reddito sotto i 30mila euro
41 ore
Tempo di lavoro
La cifra (che emerge sempre dalla ricerca Cresme) si riferisce al numero di ore complessivamente dedicate alla professione per ogni settimana. Rispetto al dato del 2006 (42 ore) c'è stata una minima variazione in ribasso
141 giorni
Pagamenti
Negli ultimi 6 anni gli architetti hanno visto allungarsi il tempo di attesa essere pagati dalla pubblica amministrazione. Se nel 2006 l'attesa media per il saldo delle fatture era di 91 giorni,
nel 2011 si è arrivati a 141 giorni
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